Questa è la storia di una
ragazza. Davvero bella, capelli scuri, leggermente mossi e occhi azzurri. Un
fisico che chiunque, a vederlo, definirebbe “da paura”. Giovane, solare,
intelligente, passionale e sempre propensa a socializzare. Chiunque abbia il
piacere di incontrarla non può far altro che sorriderle e, dopo poco, finire
per ridere a crepapelle, come un festaiolo senza freni, inebriato non dai
vapori dell’alcool ma dalla gioia di una ‘si unica conoscenza. Alcuni ricordano
che al funerale di suo nonno riuscì a far sorridere la salma, una volta
avvicinatasi alla bara. Quel giorno, la vedova vide suo marito talmente in pace
che decise di scattargli una foto, finita poi ad onorarne la memoria. A scuola
non ha mai avuto rivali, prese parte al suo primo esame di laurea appena
compiuta la maggiore età. Da piccola, talent scout, alla sua sola vista,
proposero ai genitori di farla apparire in TV, prima per pubblicizzare
pannolini, poi giocattoli, poi zaini, poi abbigliamento. La sua bellezza non ha
eguali.
E sì, per chi se lo stesse
chiedendo, è ancora single e in cerca di un amore femminile o maschile che sia,
non ha preferenze, purché sia vero.
Nacque ventidue anni fa. Le acque
della futura madre si ruppero con due settimane d'anticipo in una SPA, durante
una seduta di cromoterapia, proprio quando nella piscina, piena di gente,
veniva diffusa una gamma di colori rossi. Nessuno si accorse di nulla, tranne
la futura madre, Alessandra, che in tutta velocità uscì dall'acqua senza dire una
parola. Quando il colore dei neon passò al giallo, i bagnanti credettero che le
venature arancioni nell'acqua fossero un effetto previsto e continuarono il
bagno sino alla fine, apprezzando il gioco di colori insolito e variegato al
punto da complimentarsi con il proprietario per la trovata.
Giunta in ospedale, Alessandra fu
fatta accomodare, assieme al marito Gianluca, in sala parto. Pronta a venire
alla luce, mancò la luce. Il dottore, di cui non ricordo il nome, subito si
scusò:
«Mi dispiace signora, è andata di
nuovo via la corrente e il generatore non funziona, senza luce non possiamo far
venire alla luce la bambina perciò dovrà trattenersi e aspettare.»
Alessandra si calmò e invitò la
bambina ad aspettare. Ella accettò di buon grado visto che fuori faceva freddo.
La corrente mancò tutta la notte
e al primo bagliore del sole un'infermiera aprì la tapparella e girò il letto
mettendolo perpendicolare alla finestra.
«Oh, adesso può venire alla luce!» esclamò il medico e proprio
in quel momento tornò anche la corrente e la bambina nacque in un mix di rossi
e bianchi, fra sole e neon.
«Avete deciso il nome?» chiese l'infermiera dopo aver
sculacciato la creaturina e goduto di un pianto talmente soave che calmò tutti
i neonati nelle culle vicine.
«Sì, – rispose Gianluca togliendo
la parola alla moglie Alessandra che, nonostante il dolore del parto aveva
voglia di dialogare un po' – la chiameremo Cinzia come mia madre e Marta come
mia suocera. Sono due donne tanto splendide e vogliamo far loro questo onore. Dovrebbe
assaggiare la loro pasta al forno! da quando si sono conosciute hanno unito le
ricette, che mi hanno vietato di comunicare (non è che ce l'ho con lei,
signorina, ma proprio mi ucciderebbero) e si incontrano tutte le volte apposta
per prepararla insieme perché dicono che l'amore di un cuoco è troppo poco e ne
servono necessariamente due. Guardi, sa che faccio? questo è il mio biglietto
da visita, mi chiami e gliela faccio assaggiare.»
L'infermiera accettò di buon
grado e due giorni dopo si ritrovarono a casa di nonna Marta per degustare la
spettacolare pasta al forno.
La dichiarazione di nascita
avvenne solo due settimane dopo perché, come ho detto prima, la creaturina
nacque con due settimane di anticipo e Alessandra ritenne giusto rispettare i
tempi ufficiali, non era il caso di presentarsi all'anagrafe così in anticipo!
Per quanto riguarda la priorità
sul nome, durante quelle due settimane Alessandra e Gianluca decisero di
alternarsi e chiamarla una volta Cinzia, una volta Marta tanto che la
creaturina pensò davvero di essere due persone in una e riuscì, solo per quelle
due settimane, a preparare la pasta al forno delle nonne da sola.
«Ricordami per sempre - disse
Chiara a suo marito Andrea durante l'ultimo saluto - ma promettimi che ti
rifarai una vita. Sei una brava persona, sei stato il miglior marito che abbia
mai potuto desiderare, mi hai amato tanto e so che continuerai a farlo, ma devi
andare avanti. Ovunque andrò, pregherò affinché tu possa trovare una buona
donna, in grado di amarti e soddisfarti. E ti invito a fare un voto, magari una
piccola cosa, affinché le preghiere siano due e vengano ascoltate.»
Chiara e Andrea erano una coppia
molto religiosa, sposata da anni e felice. Ma adesso Andrea salutava per
l'ultima volta Chiara e la vedeva chiudere gli occhi, emozionata per il viaggio
che si accingeva a fare con la sua nuova compagna, dopo aver finalmente
accettato di essere lesbica.
La macchina che gli portava via
il matrimonio non aveva ancora svoltato l'angolo quando Andrea montò sulla sua
per andare a lavoro. Si diresse verso il centro. C'era molto traffico, così si
fermò ad un bar lungo la strada in attesa che la situazione migliorasse e,
davanti ad una tazza di caffè, decise di ascoltare l'ultimo saggio consiglio
della sua ormai ex moglie Chiara e pensò ad un voto. "Qualcosa di semplice, ma
significativo" si disse. Decise, pagò il caffè e si rimise in strada, dove
rimase più di quanto non sarebbe rimasto se non si fosse fermato al bar perché
intanto aveva preso a piovere e quando piove ogni goccia lava via un po' di
memoria sul come si guidi decentemente e il traffico peggiora.
Giunto alla soglia del palazzo
comunale, il sole tornò a splendere e il traffico svanì togliendo quel senso di
oppressione che avrebbe altrimenti accompagnato Andrea tutta la giornata. Entrò
sorridendo, con le scarpe annegate nella pozzanghera appena accanto alla
portiera dell’auto, ma sorridendo. Tuttavia questa non è la storia di Andrea,
bensì di quello schianto di ragazza di cui sopra, perciò non mi dilungherò
oltre, ad esempio parlando del saluto che Andrea rivolse al sindaco, arrivato
anche lui in ritardo e fradicio sulla bici che durante il tragitto aveva più
volte dato problemi costringendo il sindaco a capovolgerla per rimontare la
catena sulla puleggia non senza sporcarsi le mani di quel misto di grasso e
ruggine che solo quei due litri di detersivo riescono a lavar via. Dirò solo
che Andrea andò al suo sportello e vi trovò in attesa una giovane coppia con un
passeggino dal quale si intravedeva una creaturina vispa, con degli occhioni
enormi e dalla pelle così candida che sembrava splendere di luce propria.
«Buongiorno signori. Vi chiedo
scusa per il ritardo, ma sapete, la pioggia, il caffè, l'addio di mia moglie.»
«Certo, certo, immaginiamo. Si
figuri!» risposero quelli
in tutta tranquillità.
«Cosa posso fare per voi?»
«Vorremo registrare la nascita di
nostra figlia.»
«Va bene, quando è nata?»
«Oggi.»
«Complimenti signora, e siete già
uscite dall'ospedale?»
«Sì, certo. Mi riprendo in fretta
io!»
«Ancora complimenti allora! –
fece Andrea col suo irreprensibile sorriso sulle labbra, arricchitosi alla vista di quella creaturina – Che nome le diamo?»
«Vorremmo chiamarla Marta,
Cinzia. Con la virgola.»
«Oh. Capisco. Guardate signori,
purtroppo oggi ho deciso di fare un voto per trovar un nuovo amore. Ho optato
per qualcosa di semplice, che riguardasse il lavoro e, insomma, il fatto è che
mi sarei ripromesso di non accettare più nomi multipli all'anagrafe. Vi farei
assistere da un collega ma sono tutti in pausa caffè perciò se volete riprovare
domani, magari. Altrimenti ve ne chiamo uno.»
«Oh, ma si figuri, capiamo
benissimo. E non vorremmo certo interrompere i suoi colleghi da quei pochi
diritti che la lotta sindacale ha permesso a noi lavoratori di ottenere. Tuttavia
domani non possiamo perché nostra figlia doveva nascere oggi, non ci sembra
opportuno introdurre anticipi o ritardi.»
fece Alessandra.
«Capisco signora.» rispose Andrea dandole
ragione senza proporre alcuna soluzione. Il tempo morto, tuttavia, fu breve.
«Beh! vorrà dire che le metteremo
un solo nome così non ci saranno problemi. Che ne dici caro?» riprese la parola Alessandra,
rivolgendosi al marito.
«Certo, cara. Il signore ha fatto
un voto e le usanze delle religioni altrui vanno sempre rispettate. Non
vorremmo certo venir meno ai diritti di uguaglianza e libertà per i quali i
nostri padri hanno versato il sangue. Vediamo un po', come potremmo chiamarla?»
Qualche anno dopo, la splendida
ragazza ebbe il suo primo colpo di fulmine, poi il secondo, così come il terzo
e tanti altri. Si presentò a tante persone e tutti avevano immenso piacere di
parlare con una fanciulla tanto colta, intelligente, bella e sorridente. E
pensavano fosse da amare alla follia, sposare, farci figli, e addirittura
lasciarla libera di essere amata, sposata e ingravidata da altri allo stesso
tempo. Perché l'amore verso una tanto soave ragazza andava condiviso col mondo
intero. E lo pensavano tutti: donne, uomini, animali, piante, funghi. Tutti.
Fino a che, dopo qualche minuto di conversazione:
«Ah, comunque mi chiamo Marcinzia
Corzutto, piacere!»
Mi hai fatto ridere e ripensare a Giobbe Covatta - RUBALO, PICCHIALO, SCIPPALO, SCHIATTALO, STROZZALO, e CINZIA - http://principessasara84.wordpress.com/2010/07/02/la-favola-di-biancaneve-di-giobbe-covatta/.
RispondiEliminaNon la conoscevo, molto divertente :)
RispondiEliminaMentre la leggevo ho notato un po' di somiglianze con la storia del Drago con la gola in fiamme che tende più ad essere una presa per il culo agli stereotipi.
La storia di Marcinzia invece è un inno all'assurdo.
Cmq sono contento ti sia piaciuta, è anche un po' tua!