Salute compare!
Quella che andrò oggi a narrare è
la storia di un cavaliere, un drago e una principessa. Eh già! Scadiamo in una
irreprensibile banalità… o forse no.
Come le leggende narrano i draghi
sono esseri fra i più saggi, posseggono immensa forza e sono custodi delle più
remote storie che il tempo abbia mai osservato. Però, quelle stesse leggende,
raccontano del cieco odio dei draghi verso ogni forma di vita: raccontano di
distruzione, di città rase al suolo dalle loro fiamme, di continui spargimenti
di sangue per attaccare il regno di 8mq di un chissà quale re. Proprio l’atteggiamento
che ci si aspetta dalle creature più sagge, forti e custodi della memoria del
mondo. Vabbé...
Invero, le cose andarono un po’
diversamente da come i vincitori raccontano le proprie storie.
Un tempo i draghi vivevano in pace con gli uomini, permisero la loro evoluzione da meri australopiteci a homo sapiens. Sapiens! Chi volete che abbia insegnato all’uomo la parola “saggio” se non i draghi che per l’appunto erano saggi e, giustamente, volevano essere definiti tali?
Un tempo i draghi vivevano in pace con gli uomini, permisero la loro evoluzione da meri australopiteci a homo sapiens. Sapiens! Chi volete che abbia insegnato all’uomo la parola “saggio” se non i draghi che per l’appunto erano saggi e, giustamente, volevano essere definiti tali?
Ciò non vuol dire che i draghi
fossero bramosi di gloria e regnassero sugli umani! Anzi! Siccome erano saggi
e, dunque, sapevano di non sapere, erano curiosi di osservare questi piccoli
esseri a due zampe e le sorprese che avrebbero potuto riservare nel corso
della loro evoluzione. Un po’ come Gandalf con gli Hobbit insomma (cit. Bilbo
Baggins! non prendermi per uno squallido stregone da quattro soldi! non cerco
di derubarti! …cerco di aiutarti).
I draghi svolazzavano qua e la,
videro le prime corti dei re nascere e prosperare, aiutavano le signore ad
accendere i fuochi per cucinare la cacciagione procurata dai mariti e pescavano
i pescatori per salvarli dalla furia delle tempeste. Facevano anche altro, beninteso. Ma la cosa
più curiosa fu la loro passione per la birra, invenzione umana che a loro
piacque tanto, ma proprio tanto!
I più piccoli, che viste le
dimensioni ridotte erano in grado di passare attraverso i portoni più alti,
restavano a corte e facevano amicizia con principi e principesse. Giocavano con
loro a cavalluccio (non i draghi sulle principesse! che avete capito?!) ed
erano talmente carini e coccolosi che facevano le fusa.
Un giorno, in una corte, un
piccolo cucciolo di drago, Wyrm (che vuol dire cucciolo di drago, che fantasia!),
si beccò l’influenza: era l’ultima settimana di Ottobre, faceva un caldo
pazzesco e improvvisamente una notte arrivò il freddo prendendo di soppiatto l’apparato
respiratorio del povero draghetto. Nei giorni seguenti il drago aveva il naso
chiuso e il re fece approntare un’intera stanza con dell’acqua calda affinché
il drago potesse fare l’aerosol per cercare di liberare le vie respiratorie. Ma
i draghi, si sa, sono abituati a temperature ben più alte perciò il vapore non
ebbe efficacia. La principessa, figlia del re, gli stava sempre accanto
procurandogli ulteriore dolore e pena perché, a differenza di quello che si sa,
era veramente brutta. Il draghetto le voleva bene perché sua madre gli aveva
detto di proteggerla, però era brutta. Un giorno arrivò una strega cattiva e
disse alla principessa: mangia questa mela se vuoi essere bell… ah no quella
era un’altra storia, chiedo scusa.
Tornando a noi. In quei giorni
venne a corte un cavaliere dall’armatura… splendente. Sì, è era splendente per
davvero! Era passato poco prima dal meccanico a farla riverniciare e lucidare! Il re lo
accolse calorosamente, gli offrì un pasto e della buona birra. Parlarono di
regni lontani e gesta eroiche, si scoprirono entrambi appassionati di salto con
l’asta e tifosi accaniti dell’Arsenal. Il re ordinò che la migliore stanza della taverna
del Cavallo Mangiato fosse messa a disposizione del cavaliere. Avrebbe voluto
predisporre una stanza a palazzo, ma, vista l’influenza del drago, preferì
evitare il diffondersi del virus. Anche perché avevano inventato la TV per
vedere le partite dell’Arsenal su SkyCalcio HD ma l’Aspirina era ancora un Work
In Progress perché il governo non stanziava abbastanza fondi per la ricerca.
Il cavaliere, fattasi sera, andò
a riposare. L’oste della taverna ne ebbe subito gran riguardo, offrendogli un
buon carpaccio di cavallo (olio, pepe, sale e grana: specialità della casa) e
una gentil donzella che lo aiutasse a togliersi l’armatura, sempre rifulgente,
prima di andare a dormire.
L’indomani, il cavaliere tornò a
corte soddisfatto e riposato. Il re decise che, non avendo figli maschi, un
tifoso dell’Arsenal sarebbe stato il partner ideale per la propria, unica, figlia: avrebbe portato avanti la tradizione di famiglia! e così ordinò che ella fosse fatta
entrare affinché i due si conoscessero.
“Ciao!”, la principessa rimase
subito folgorata da cotanto splendore.
“…ciao”, il cavaliere restò con
gli occhi sgranati che il buon re e buon padre interpretò come risposta
istintiva alla bellezza della fanciulla. La verità è che il cavaliere sentì
risalire il carpaccio della sera prima e, soltanto spostando lo sguardo alle
spalle della principessa, riuscì a trattenerlo.
La giornata passò e il cavaliere si
rese conto che la ragazza non brillava neppure per intelligenza o simpatia.
Niente, nisba, nada. Ma ormai non c’era più nulla da fare, il re aveva deciso e la punizione
era ben nota: passare la vita a guardare tutte le partite del Tottenham. Il matrimonio era fissato per quando il rischio influenza fosse passato (dunque era più variabile che fissato ma vabbé).
Quella notte c’era una sola certezza: tornare alla taverna del Cavallo Mangiato
e usufruire del servizio di assistenza in rimozione armature.
La principessa e il re, come ogni
sera, andarono a trovare il povero draghetto ammalato ma qualcosa era cambiato:
il suo sistema immunitario si era arreso e le trincee costruite con tanto impegno
attorno alla gola cedettero, procurando al povero draghetto una forte
laringite.
Il cucciolo era abbattuto,
accovacciato sulle sue zampe con gli occhi lucidi. La principessa si avvicinò
al suo muso e lo accarezzò con la mano.
“Come ti senti?” chiese lei con
la voce dolce, l’unica cosa bella che aveva.
Il draghetto sorrise e le
rispose:
“Starò meglio! Mamma Wyvern (che
vuol dire drago femmina, strafantasia!) domani mi porta la medi…cough!” e la
principessa finì abbrustolita.
Grande fu la disperazione del re
per la tragica perdita della sua unica progenie.
“Sia chiamato il cavaliere dell’Arsenal!
(non gli ho dato un nome quindi pace) Il drago ha ucciso la principessa! A
morte il drago!” urlò.
Il cavaliere, che intanto era
concentrato su un certo tipo di attività alla taverna, non poté concludere il suo operato in cui aveva riposto cotanta attenzione. Ciò gli procurò un’ira
così grande che decise di ubbidire al re e cacciare il drago che, con un altro
colpo di tosse fece, nel mentre, crollare una parete del castello e si decise a
scappare.
Il cavaliere indossò l’armatura
splendente con non poche difficoltà e cavalcò verso Ovest con non pochi dolori prima
di rendersi conto che l’aveva confuso con l’Est, direzione in cui il drago era stato visto dirigersi. Cambiò direzione e ormai i dolori erano passati, impiegò pochi
minuti per vedere il drago, fra le prime luci dell’alba, fermo con le
fauci aperte sotto una vicina cascata.
E a quella visione, il cavaliere rinsavì. Lui
era stato, sì, interrotto ma il drago aveva problemi di pari importanza e
sentirsi cacciati per un mal di gola dalla propria casa non doveva certo essere
bello. Si rese conto, poi, che il suo più grave problema era stato risolto: nessuna principessa da sposare. Così andò dal drago lasciando lancia e spada vicino al cavallo e
gli chiese una squama così da provare la sua morte. Wyrm accettò e riprese a
bere acqua ghiacciata per portare sollievo alla propria gola.
Il sole stava ancora salendo
quando il cavaliere rientrò, con l’armatura ancora splendente, a corte. Il re
acconsentì ad esaudire un qualunque desiderio e dopo poco ebbe un nuovo erede e una
nuova figlia, adottiva: la prostituta della taverna del Cavallo Mangiato. Lei sì, che meritava la corona!
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