La pioggia batteva forte sul villaggio ancora in fiamme. Un nutrito gruppo
di soldati lo aveva saccheggiato ancora una volta. Non c’erano state neppure
vittime, solo qualche casa incendiata, per incutere un po’ di sano terrore e
disperazione. Dopotutto chi poteva opporsi? Nessun guerriero è poi così
spavaldo una volta giunto al fronte e quei pochi che ci provarono erano morti
tre o quattro assalti fa. A quella legione, come alle precedenti, faceva comodo
lasciare tutti in vita, lasciare che coltivassero, nutrissero le loro bestie,
andassero a pesca e tagliassero legna. Lasciare che producessero. Tanto che
importava? erano circondati in quella piccola penisola, la battaglia si era
spinta verso nord lasciandoli in quello che ormai era pieno territorio nemico.
Dove sarebbero potuti scappare? il primo avamposto alleato non era distante ma
a separarli da esso c’era il fronte. Attraversarlo? impossibile. L’alternativa
era, dunque, sopravvivere, sopportare. Tagliare un po’ di legna per
ricostruire, nascondere cibo per resistere a quelle magre imposte. Sperare. E
non perché la speranza fosse l’ultima a morire, ma semplicemente perché non
c’era poi molto altro da fare.